Alessandro Malacari

Nato a Jesi nel 1831, egli crebbe educato a forti e liberi sensi sotto la guida del colto e provato patriota Pietro Orlandi. Troppo giovane ancora per partecipare ai gloriosi fatti d'arme del 1848-49, giurò di essere fra coloro che presto avrebbero rialzato vittoriosa la bandiera che era caduta insanguinata a Novara ed a Roma.

E fu fedele al giuramento.

In tempi nei quali la cospirazione era rimasta l’unico mezzo efficace per intendersi fra i liberali e per lottare contro l’assolutismo, il Malacari appartenne alle società segrete e fu cospiratore. Per questo venne prima confinato in Offagna e poi costretto a partire per l'esilio. Ma egli ne approfittò per recarsi in Inghilterra, ove conobbe il Mazzini, e quindi per stabilirsi a Parigi, che era allora uno dei centri maggiori dell'agitazione per la causa italiana.

A Parigi il Malacari continuò instancabile nelle lotte politiche, soccorse generosamente del proprio gli esuli più poveri e divenne l’amico fidato degli uomini più influenti del partito liberale. Come quasi tutti i patrioti della vigilia, egli ebbe in principio ideali repubblicani: ma italiano innanzi tutto, quando si convinse che l'unione col re del Piemonte avrebbe affrettato il trionfo dell'unità nazionale, egli accettò lealmente e per sempre quel programma d'azione che più tardi il Garibaldi riassumeva nel motto famoso Italia e Vittorio Emanuele.

 

Tornato nelle Marche dopo tre anni di esilio, nel 1859, appena dichiarata la guerra all'Austria, il Malacari fu tra i primi che corsero ad arruolarsi nell’esercito piemontese.

Alla battaglia di S. Martino combatté valorosamente, meritandosi una menzione onorevole nell’ordine del giorno ed il grado di ufficiale.

Nell'anno seguente, colla seconda spedizione Medici raggiunse i Mille in Sicilia, ed a Milazzo cadde ferito; malgrado questo continuò a combattere fino al termine della campagna guadagnandosi al Volturno la medaglia al valore e la promozione a luogotenente sul campo.

Nel 1866, benché avesse già moglie e figli, volle di nuovo seguire il Garibaldi nel Trentino, e vi diede tali prove di coraggio militare da esser promosso al grado di capitano.

Dopo il 1861 fu consigliere della Provincia di Ancona.

Onorevole parlamentare per 4 anni nel primo Parlamento d’Italia.

Nel 1869 primo magistrato di Ancona.

Sindaco di Offagna dal 1885 al 1888.

Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e dell’Ordine della Corona d’Italia.

Maggiore e poi Colonnello della Guardia Nazionale.

 

 

Morì nel 1891. 

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