“Ancona, la Regia Marina e il salvataggio dell’Esercito Serbo

 

L'incontro è dedicato al ruolo della regia Marina Italiana nel primo anno di guerra,

ovvero dalla dichiarazione di guerra alla primavera del 1916.

 

Si parlerà, quindi, di come la Regia Marina è entrata in Guerra, del contrasto tra il capo di Stato Maggiore Thaon di Revel e il Dica degli Abruzzi e i comandanti operativi per la strategia da adottare: ricerca dello scontro generale oppure guerriglia marittima, contrasto che portò alla crisi di ottobre ai vertici della Marina, ed ebbe come conseguenza la non difesa delle coste da Venezia a Brindisi nel primo e secondo anno di guerra. Il corollario amaro fu che la flotta nemica potè agire indisturbata contro le coste romagnole e marchigiane. In una chiave non certamente patriottica ed esaltante, ci si chiede il perchè le nostre coste non furono difese; perché non avevano difese costiere adeguate all’attacco facilmente prevedibile; perché nel primo e nel secondo anno di guerra praticamente le popolazioni marchigiane furono abbandonate all’offesa del nemico senza alcuna protezione. Eppure i compiti della Marina erano quelli di proteggere il territorio nazionale e la popolazione.

 

Sorvolando sugli avvenimenti del 1915, che sono stati peraltro trattati in conferenze del primo ciclo di “Ancona in Guerra” nell’autunno scorso, ci si soffermerà prima sulla attività di spionaggio e contro spionaggio messa in atto dal nemico a supporto dell’azione navale (guerra in porto) e poi sul concetto di “Trincea Marittima” che è alla base dell’inizio dell’approntamento della difesa costiera e difesa aerea delle coste e dei punti sensibili, del blocco e chiusura del mare Adriatico attraverso le iniziative di difesa tattica nel canale d’Otranto, e quindi, alla proiezione delle forze terrestri italiane al di là  dell’Adriatico, con la acquisizione dell’isola di Saseno e del porto di Valona.

 

La saldatura con il fronte mediorientale, tenuto dall’Armèe d’Orient francese, e l’invio di unità italiane in Albania a sostegno di detto fronte, tra cui il 55° Reggimento Fanteria “Marche”, con il tragico risvolto del 6 giugno 1916, in cui tutti il reggimento perì nell’affondamento del piroscafo che lo riportava in Patria, sono la premessa all’operazione navale lanciata a dicembre 1915 e terminata a gennaio 1916 in cui la Regia Marina  evacuò dai porti albanesi i resti dell’esercito serbo sconfitto in terra e completamente in ritirata. Una operazione che discende dal concetto sopra detto, di Trincea Marittima, altrimenti non comprensibile e fuori dal contesto della guerra. Un concetto che Cadorna non volle mai accettare e che fu alla base di attriti e discordie e tragedie, come quella del 55° Reggimento fanteria Marche.

 

 

L’ incontro, da ultimo, si prefigge anche lo scopo di ricercare e raccogliere notizie documenti ed informazioni sui volontari marchigiani non garibaldini o repubblicani in relazione al volume che si sta ultimando dal titolo Le Marche e la Prima Guerra Mondiale. Il 1915. Sotto attacco. Tanto indifese quanto interventiste.

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