“Dall’illusione alla tragica realtà: Le prime quattro battaglie dell’Isonzo.
24 maggio -8 dicembre 1915”

Secondo incontro del ciclo degli incontri, a cadenza mensile,  voluto dal compianto Franco Sestilli, presidente della Accademia, è dedicato alle prime operazioni della guerra dichiarata il 24 maggio 1915.. Dopo aver parlato dello scontro tra interventisti e neutralisti, con il Governo Salandra che operò in modo contraddittorio fino a sfiorare la guerra civile in quello che fu definito il “maggio radioso” con particolare accenno al ruolo di Ancona in quelle settimane terribili, con questo secondo incontro si scende sul piano strettamente tecnico-tattico.
Sia l’opinione pubblica, che sull’onda dell’interventismo, voleva assolutamente la guerra all’Austria, nemico ereditario che da sempre impediva il compimento del nostro processo unitario, considerando il nostro Paese solo come una semplice espressione geografica, sia il Governo, inteso come vertice politico diplomatico, si aspettavano una facile avanzata verso Lubiana, la facile conquista di Trieste e altre avanzate non meglio specificate, in accordo con una combinata azione con l’Esercito Russo e l’Esercito Serbo. Erano disegni e calcoli riferiti a idee e desideri, distanti dalla realtà, e come sempre accade quando si programma e si pianifica con questi elementi, presto la realtà si manifesta in tutti i suoi contorni.

Si parlerà, nella prima parte, degli errori sul piano militare commessi dal vertice politico-diplomatico, primo fra tutti l’affrettata stipula del patto di Londra, in cui le convenzioni militari previste, soprattutto quella con la Russia, furono attivate ai primi di maggio e quindi non in grado di essere operativamente incidenti nelle operazioni delle prime battaglie dell’Isonzo. Altro errore la mobilitazione dell’Esercito, che fu attivata con grave ritardo e, una volta messa in modo, soprattutto nella fase della radunata delle forze, ebbe non eccellenti applicazioni. Rispetto alla mobilitazione “camoscio” quella applicata, la mobilitazione “rossa” che era concettualmente migliore della “camoscio”, si concluse con circa due settimane di ritardo, ritardo che permise al Comando Supremo Austriaco, che già aveva compreso che l’Italia sarebbe entrata in guerra contro la duplice monarchia il 4 maggio, giorno in cui Roma denunciava il Trattato della Triplice Alleanza, di completare il proprio schieramento difensivo in quello che ormai era il fronte occidentale austriaco, dopo quello balcanico in Serbia e orientale, contro i Russi.

Un segmento dell’incontro sarà dedicato ad un breve cenno ai procedimenti di impiego adottati dal nostro Esercito, con una breve esegesi di quel noto “Libretto Rosso” che è alla base dell’impiego della fanteria italiana nel 1915 e negli anni seguenti, fonte di tutte le tragedie umane e degli insuccessi tattici della Grande Guerra. Subito dopo si parlerà della conseguenza di questi procedimenti di impiego  ovvero,  per i risultati prodotti, dello stallo tattico, ove la manovra, intesa come la combinazione tra il fuoco ed il movimento, escluse categoricamente quest’ultimo, determinando la superiorità della difesa rispetto all’attacco, ma soprattutto  la impossibilità di conseguire quello che oggi si definisce l”end state”, cioè il compimento positivo della battaglia con l’acquisizione dell’obiettivo, ovvero quello che allora si chiamava la vittoria.

L’ultima parte sarà dedicata ad una breve analisi alle quattro battaglie dell’Isonzo, che in breve così si possono riassumere:
 I battaglia dell’Isonzo. 23 giugno – 7 luglio 1915. L’offensiva italiana fu lanciata contro le teste di ponte di Tolmino e di Gorizia, e contro il ciglione del Carso, con il risultato di riuscire a portare le linee a stretto contatto con quelle nemiche della V Armata, la “Isonzo Armee ”, al comando del Boraevic.

II battaglia dell’Isonzo. 18 luglio - 3 agosto 1915. Nell’alto Isonzo fu conquistato il Monte Rosso, mentre sui rimanenti tratti di fronte i progressi furono lievi. Si ebbero 6147 Caduti, 4897 Dispersi, circa 30000 Feriti. Gli Austriaci 7721 Caduti, 12290 Dispersi e circa 26000 Feriti.

III battaglia dell’Isonzo. 18 ottobre – 4 novembre 1915. L’obiettivo principale italiano era quello di conquistare la testa di ponte di Gorizia. La lotta divenne aspra da Tolmino al mare, ma produsse pochi risultati sul Vodhill (zona di Tolmino) e sul ciglione carsico. Si ebbero 10633 Caduti, 11985 Dispersi, circa 4000 Feriti. Gli Austriaci 8228 Caduti, 7201 Dispersi e circa 26000 Feriti.

IV battaglia dell’Isonzo. 10 novembre 1915 – 2 dicembre 1915. Lo sforzo principale fu esercitato contro la testa di ponte di Gorizia e il Carso settentrionale con risultati completamente negativi. Si ebbero 7498 Caduti, 7513 Dispersi, circa 33000 Feriti. Gli Austriaci 5510 Caduti, 593 Dispersi e circa 19000 Feriti

Solo osservando le perdite di entrambe le parti si comprende che gli Austriaci, inizialmente in posizioni attrezzate a difesa si erano rafforzati in termini di uomini e mezzi. Questo nelle successive battaglie portò ad elevare il numero di perdite tra gli Italiani, a fronte di scarsissimi risultati sia tattici, che tantomeno strategici.

L’incontro sarà preceduto da una nota introduttiva del Presidente della Accademia di Oplologia e Militaria Massimo Ossidi , che darà un quadro contestualizzato del periodo che si sta trattando ovvero la tarda primavera e l’estate del 1915, in cui il dado tratto, portò l’Italia di fronte ad una realtà dura e tragica. Ma ormai non si poteva più tornare indietro.

Il naturale dibattito con i Soci, gli amici e con quanti vorranno intervenire concluderà questo primo incontro.


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