Il M.A.B. Moschetto automatico Beretta di Paolo Pierpaoli


 

Arma simbolo della guerra civile italiana del 1943-1945, preferita dai fascisti e dai partigiani per la sua  potenza di fuoco, affidabilità, precisione, facilità di impiego, indubbiamente la più riuscita delle armi leggere italiane della II guerra mondiale, non fu da essa che partì la raffica micidiale che alle ore 16,30 del 28 aprile 1945 presso il cancello di Villa Belmonte di Giulino di Mezzegra falciò la vita di Benito Mussolini e della sua fedele amante Claretta Petacci e fu alzata verso il cielo dall’esultante partigiano Moretti : si trattava invece di un  MAS 38 di fabbricazione francese del quale si conosce anche il numero di matricola (20.830) le cui caratteristiche tecniche troverete nella tabella alla fine di questo servizio: che poi le cose siano andate veramente così è tutto da dimostrare dato che il mistero dell’uccisione del Duce non è stato a tutt’oggi mai definitivamente risolto .

 

“ PRECEDENTI”: NASCITA ED EVOLUZIONE DEL M.A.B.

 

“ Il primo mitra fu italiano” titolava qualche anno fa un suo servizio la non mai abbastanza rimpianta rivista “ Storia Illustrata”, che spiegava come egualmente la Villar Perosa fin dal 1915 aveva ideato e prodotto la prima arma automatica (Villar Perosa Revelli), una pistola mitragliatrice in grado di sparare a raffica pallottole di pistola 9 mm Glisenti , ideata per l’impiego aeronautico per il quale non si rivelò utile a causa della velocità iniziale troppo modesta, dovuta alla carica di lancio, poi distribuita in ridotta misura  ad alcuni reparti : la fotografia di questo servizio vi mostra come era fatta, e la sua produzione continuò anche dopo la guerra con un modello ad una sola canna sempre con il caricatore verticale dall’alto e doppio grilletto per il tiro singolo ed a raffica (mantenuto sul M.A.B.), ed usato da alcuni reparti n Africa fino al 1941.

La Beretta, dal canto suo, produsse, nel 1918, il suo primo Moschetto Automatico, con una sola canna su calcio e fusto del Moschetto per truppe speciali Carcano 1891 , progettato dall’ing. Marangoni, padre o ispiratore” di tutti i successivi mitra italiani e distribuito verso la fine della guerra ad alcuni reparti di arditi ,che precedette sia pure di poco lo Schmeisser MP 18 tedesco entrato in servizio sul fronte francese nell’estate 1918. Aveva più o meno lo stesso meccanismo della pistola mitragliatrice Villar Perosa Revelli, caricatore verticale dal-l’alto, due grilletti , idoneo all’uso della cartuccia Glisenti calibro 9 e rimase in servizio per la polizia ed alcune specialità dell’esercito, fino al 1945, impiegato anche nel deserto africano fino alla sostituzione con il modello 38/A (dal 1930 il caricatore venne spostato sotto l’arma e poté impiegare le più potenti cartucce parabellum). Il Corpo forestale dello Stato lo ebbe in dotazione anche nel dopoguerra.

Nel 1935, comunque, era già pronto il progetto del nuovo M.A.B. e ne iniziò la produzione che però partì in serie solo nel 1938 e si trattò di una produzione in serie talmente accurata che le armi sembravano  rifinite (ed in parte lo erano) a mano. Presero il none di  Moschetto Automatico Beretta 38/ A,  i primi esemplari avevano un innesto per una baionetta pieghevole: l’arma risultò ben rifinita, di sicuro funzionamento, affidabile, solida e di buona precisione nel tiro mirato, dotata di rompi  fiamma a 4 intagli (inizialmente uno solo) di copricanna traforato per favorirne il raffreddamento, di due grilletti per il tiro singolo o a raffica, impiegava  con caricatori da 10, 20, 30 o 40 colpi la nuova cartuccia Fiocchi 38 (ma poteva usare anche quelle calibro 9 parabellum), aveva una tacca di mira graduata, con ritto e cursore e disponeva di una sicura mediante una sbarretta posta sul lato sinistro dell’arma che , premuta, bloccava il sistema di scatto (altra sicurezza era posta sul tappo di culatta che, se non perfettamente chiuso impediva l’azione del grilletto)

Nel giugno 1938 venne approvato dall’Ispettorato di Artiglieria del regio Esercito, la produzione in serie cominciò nell’ottobre 1938 con 500 armi per la Polizia dell’Africa Italiana (P.A.I.) dotate di baionetta pieghevole, poi anche per il Corpo Agenti di Pubblica Sicurezza ed alcuni  reparti della Milizia; per l’esercito italiano venne scelto il modello senza baionetta, adottato ufficialmente nel 1941 e gradatamente distribuito, a partire dal 1942, agli ufficiali inferiori, ai paracadutisti, ad altri reparti speciali (per esempio, il battaglione Alpini Cervino in Russia), alle scorte ai treni, agli equipaggi dei mezzi corazzati, ma sempre con il contagocce (risultò, dopo l’armistizio, che i depositi ne erano pieni).

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la produzione continuò per i Tedeschi prima e per la R.S.I. poi (nel solo mese di aprile 1944, i Tedeschi ne ricevettero 6.500 nel modello 38/A  e 1000 nel nuovo modello 38/42): l’arma era infatti molto apprezzata dai nostri ex alleati. La produzione cessò soltanto nel 1954, restando l’arma in dotazione ai plotoni di “ assaltatori” dell’esercito, all’Aeronautica ed alla Marina militare, alla polizia ed ai  Carabinieri fino alla sostituzione con armi più moderne a partire dagli anni ‘ 60.

Nel 1942, comunque, era nato il nuovo modello di M.A.B. che prese appunto il nome di MAB 38/42: le esigenze di produzione portarono ad un arma che pure mantenendo in gran parte le buone caratteristiche di semplicità, affidabilità, precisione, accuratezza risultava più corta , più leggera, con due soli intagli rompi fiamma, mirino fisso per 100 metri (in alcuni casi  tacca mobile fino a 200) mancanza del copricanna traforato, percussore fisso ed altre minori modifiche. Altre piccole modifiche il M.A.B. ebbe nel  1943.

 

LA TECNICA ED IL FUNZIONAMENTO

 

Il Moschetto Automatico Beretta è un’arma a canna fissa, chiusura a massa data dall’otturatore rinculante in seguito alla deflagrazione della carica della cartuccia, quindi con sistema ad utilizzazione diretta della forza di rinculo, raffreddamento ad aria favorito dall’opportuno ispessimento della canna, ( dotata nel modello 38 /A di copricanna traforato ) volata con rompifiamma avente la funzione anche di ridurre l’impennamento dell’arma. L’arma era pronta per fare fuoco , con otturatore aperto, tirando indietro l’apposto pomo di armamento ciò che determinava la compressione della molla di recupero fino all’arresto dell’otturatore in posizione di aperto da parte del dente di scatto del blocco di scatto contrastante con il dente di arresto, caricatore inserito, sicura tolta: la pressione sul grilletto liberava l’otturatore dal meccanismo di sparo, abbassandosi il blocco di scatto che si svincolava dal dente di arresto, spingendolo in avanti fio a sfilare dal caricatore una cartuccia, spingerla nella camera di cartuccia determinare lo sparo con la percussione della capsula: lo scoppio della carica obbligava l’otturatore a retrocedere, sfilando con l’estrattore il bossolo della culatta ed espellendolo dalla finestra di espulsione. La massa dell’otturatore, la resistenza della molla, l’attrito del bossolo sulle pareti della canna erano tali  che il movimento effettivo del rinculo iniziava solo quando la pallottola era uscita dalla canna, ciò che determinava la buona precisione del tiro a colpo singolo.

Se era stato premuto il grilletto per il tiro semiautomatico (a colpo singolo) l’otturatore restava agganciato al termine della sua retrocessione dopo lo sparo: premendo di nuovo il grilletto il ciclo ricominciava, se invece si premeva il grilletto per il tiro automatico (quello più vicino al tiratore) l’otturatore restava libero di scorrere vanti e indietro e si aveva il tiro a raffica più o meno breve a seconda della pressione  sul grilletto costante o a tratti: grazia al suo alzo graduato,  fino a 500 metri, l’arma poteva eseguire il tiro mirato, utile fino a circa 300 metri, il tiro a raffica era utile fino a 100-150 metri, al celerità di tiro pratica era di circa 100-120 colpi al minuto, quella teorica di circa 600. La velocità iniziale della pallottola era di circa 450 metri al secondo (430 nel 38/ 42).

 

                                                          L’IMPIEGO NELLA GUERRA CIVILE

 

Il Moschetto automatico Beretta risultò arma affidabile, di semplice funzionamento, buona precisione soprattutto nel tiro semiautomatico  mirato, di ottima fattura. Essa fu rapidamente battezzata “ mitra” e come tale è conosciuta . La dimostrazione della sua efficienza sta, come si è detto, nel fatto che anche i Tedeschi chiesero che la sua produzione continuasse  dopo l’armistizio.

Ne furono entusiasti i nostri reparti che poterono impiegarlo (Paracadutisti, Alpini, Assaltatori ecc.) ma la scarsa distribuzione negli anni di guerra non poté determinare conseguenze pratiche favorevoli di rilievo.

Durante la guerra civile 1943- 1945 venne largamente impiegato, come pure si è già detto, sia dai reparti della repubblica Sociale che dai partigiani fino a diventare vero e proprio simbolo militare della guerra civile stessa: i partigiani, in particolare, disprezzavano i vari modelli del fucile 1891 considerato un simbolo del regio esercito e ciò determinò la reazione degli stessi comandi partigiani (che sapevano bene che fra un uomo armato di mitra ed uno di fucile posti a 300 metri l’uno dall’altro, la sorte del primo era segnata in favore del secondo) tanto che ,per fare un esempio, su “ Il Combattente” (giornale partigiano) del 16 ottobre 1944 si deplorava il ”sovrano disprezzo per  il  moschetto ed il   fucile  ed  una specie di idolatria per il mitra” e pure ricordando che il mitra era certamente arma ideale per le  imboscate ed il tiro ravvicinato oltre i 100 metri, ribadiva che “In montagna valgono di più i buoni tiratori col moschetto o meglio ancora con un buon  vecchio fucile 91 o un Mauser tedesco, rendendo applicabile la regola “per ogni nemico una pallottola, per ogni pallottola un nemico”.

 

TABELLA DI RAFFRONTO DEI MITRA IMPIEGATI NELLA II GUERRA MONDIALE

 

                                      M.A.B.          STEN                MAS 38                THOMPSON                 MP 38

                                       Italia       Regno unito          Francia                    U.S.A.                  Germania

 

Calibro                           9mm             9mm               7,62 mm               11,43 mm                 9mm

Lunghezza                    946 mm       762mm              623mm                  813mm                  833mm

Peso ( scarico)               3.945 g.        3.700 g.             3.356 g.                 4.740 g.                  4.700 g.

Caricatore  bifilare                 10-40               32                            32                            20-30                                         32

Celerità di tiro               600 al m.       550                     600                       700                           500

Velocità iniziale             420 m/s         365                     360                        280                          365

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