L’INCROCIATORE AURORA

 

Scheda a cura di Aldo Fraccaroli

 

Storia Illustrata, n. 153, anno XIII, luglio 1969

 


 

Gemello del Diana e del Pallada, l’incrociatore protetto russo Aurora apparteneva al tipo detto «distruttore del commercio», cioè a quella categoria di navi veloci, destinate ad attaccare i bastimenti mercantili nemici da trasporto. Tra la fine dell’Ottocento e ii principio dei Novecento unità del genere erano in voga: ne possedevano anche la Gran Bretagna, la Francia, gli Stati Uniti.

 

Tutti e tre gl’incrociatori russi di questa classe parteciparono alla guerra dei 1904-05 contro il Giappone: il Diana, che era di base a Port Arthur, rimase poi in servizio fin verso ii 1920; il Pallada, anch’esso a Port Arthur, fu colpito da siluro nipponico durante l’attacco notturno dei 9 febbraio, si gettò in costa, venne poi catturato e raddobbato dai Giapponesi, per i quali navigò fino al 1923.

 

Impostato ii 31 ottobre 1896 nell’arsenale di Sankt-Peterburg (oggi: Leningrado), l’Aurora fu varato nel maggio dei 1900 e terminato nel 1902.

 


 

DATI TECNICI

 

Dislocamento normale: 6.730 tonnellate; a pieno carico: 7.300;

 

dimensioni: lunghezza massima 126,8 m, al galleggiamento 125,0, larghezza massima 16,76, immersione media 6,46;

 

apparato motore: tre motrici orizzontali a 3 cilindri a triplice espansione, alimentate da 24 caldaie Belleville, 3 eliche. Potenza di progetto: 11.600 cavalli; effettiva massima: 11.950. Velocità massima 19,8 nodi. Autonomia: 5.600 miglia (a 10 nodi), 3.450 (13), 2.680 (20);

 

armamento: 8 cannoni da 152/45, 24 da 75, 8 da 37. 2 mitragliere. 3 lanciasiluri, possibilità d’imbarcare 125 torpedini;

 

protezione: ponte con corazza dello spessore massimo di 62 mm, scudi dei cannoni del calibro principale 65 mm, torre di comando 152 mm.

 

Scafo di acciaio ricoperto di legno e rame, per prolungate permanenze in stazioni lontane;

 

equipaggio: 573 uomini.

 


 

IMPRESE DI GUERRA

 

Appena entrato in servizio, l’Aurora lasciò il Baltico con la squadra dell’ammiraglio Virenius, destinata a rinforzare la flotta russa nel Pacifico. Le navi erano già in Mar Rosso quando furono richiamate nel Baltico. L’incrociatore partì una seconda volta nell’ottobre 1904, da Libava, con la 2 Squadra dei Pacifico, agli ordini di Rozestvenskij: comandato dal capitano di vascello Egoriev, apparteneva alla l Divisione incrociatori, dell’ammiraglio Enquist.

 

Nella notte del 21 accadde 1’«incidente di Hull»: alcune unità russe credettero di essere attaccate da torpediniere, mentre si trattava dei pescherecci di Hull che esercitavano il loro mestiere in quella zona di mare (il Dogger Bank). Nel fuoco che ne seguì l’Aurora fu colpito quattro volte, da altre navi della squadra. Al termine della navigazione di ventimila miglia, le navi russe vennero annientate presso Tsushima il 27 maggio 1905, dalla flotta nipponica.

 

L’Aurora, con altri incrociatori, scortava i trasporti e tentò di recare aiuto alla Suvorov, ammiraglia di Rozestvenskij. Sul far della sera Enquist volle salvare le navi più rapide. L’Oleg aumentò a 18 nodi, seguito da Aurora e Zemciug, i soli altri incrociatori capaci di marciare a quella velocità.

 

Non aveva combattuto molto, l’Aurora, tuttavia il suo comandante era uno dei nove morti e 89 uomini erano stati feriti. Raggiunse Manila, dove per ordine dello zar si lasciò internare.

 

Nella guerra del 1914, di nuovo nel Baltico, non si distinse contro i Tedeschi; e nell’ottobre 1917, in piena rivoluzione. ebbe l’ordine di risalire la Neva per appoggiare con i suoi cannoni i bolscevichi. Il comandante, Ericsson, si rifiutò, e fu sostituito dal commissario bolscevico Beliciov.

 

L’Aurora sparò il colpo a salve che dette il segnale dell’attacco al Palazzo d’Inverno.

 

Impiegato per alcuni anni come nave-scuola, fu radiato verso il 1946.

 

È tuttora conservato sulla Neya, a Leningrado, come cimelio storico della Marina sovietica.

 

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