CAPIRE LA GRANDE GUERRA – 1916

      DALLA SPEDIZIONE PUNITIVA ALLA CONQUISTA DI GORIZIA

  

       Di Massimo Coltrinari

 

Terminata la stasi invernale, il 1916  vede come prima grande azione la 5°  Battaglia dell’Isonzo, un’azione decisa a Chantilly, nel dicembre 1915, al Consiglio Interalleato. Se i tedeschi avessero attaccato in Francia, tutti gli alleati dovevano prendere l’offensiva. E’ una grossa dimostrazione di forza che impegna gli Austriaci. Tutte e tre le Armate italiane, la 4a, le forze in Carnia, la 2° e la 3° sono impegnate. La   5° battaglia dell’Isonzo (9 -17 marzo 1916) è svolta soprattutto con l’impiego delle armi a Tiro teso, con l’obiettivo strategico di impedire agli Austriaci di inviare rinforzi in Francia sul fronte di Verdun.  L’obiettivo viene conseguito, anche se l’offensiva sul terreno non fa conquistare al Regio Esercito tratti di terreno notevoli, come si sperava.

 

In aprile occorre segnale ‘episodio del Col di ana. Sul fronte montano, si combatteva una particolare guerra quelle delle mine. IL 17 aprile 1916 viene fatta brillare la mina al Col di Lana, ma, sebbene si riesca a conquistare la cima del monte, i risultati strategici non sono conseguiti. Gli Austriaci fermano gli Italiani nelle linee arretrate e la guerra in quel settore è attanagliata sempre più dallo stallo tattico.

 

Una delle idee persistenti del capo di Stato Maggiore Imperiale, Franz Conrad von Hotzendorf, era quella di lanciare un’offensiva contro l’Italia, con piani già pronti dal 1908, rinnovati nel 1912 e 1913, e finalmente riesce a prenderlo in considerazione nel 1916.Chiede ai tedeschi di inviare sul fronte Russo 9 divisioni, in sostituzione di quelle austriache che dovrebbero essere ritirate per l’azione in Italia.. Il Capo di Stato Maggiore tedesco von Falkenhayen si dimostrò contrario, poiché era convinto che per dare un colpo veramente serio al Regio esercito sarebbero accorsi 25 divisioni che non c’erano per questa esigenza, non potendo paralizzare tutti gli altri fronti, e le preventivate 16 divisioni non sarebbero state sufficienti. Inoltre era ancora più convinto che l’Italia, dipendente dagli Alleati per i rifornimenti, non avrebbe chiesto la pace separata, come von Konrad sperava, anche dopo una grave sconfitta  ed in ogni caso le altre potenze dell’Intesa avrebbero continuato la guerra anche senza l’Italia.

 

Falkenhayen, per prevenire una offensiva franco-inglese, prevista per primavera, preferiva impegnare tutte le forze in una offensiva contro Verdun, cosa che attuò il 21 febbraio 1915, che fece scattare l’impegno di una offensiva sul Carso, che è la cosiddetta 5a battaglia dell’Isonzo.

 

Von Konrad procedette da solo e formò la 11a Armata nel Trentino forte di 14 divisioni, in parte tolte dal fronte dell’Isonzo in parte dal fronte russo.

 

Cadorna non credeva in una offensiva massiccia nel Trentino da parte austriaca sia perché la pensava come Falkenhyen  in quanto una battaglia vinta dagli austriaci contro l’Italia, non avrebbe risolto la guerra europea; inoltre i russi stavano per lanciare una grande offensiva in Galizia e gli Austriaci non avrebbero assolutamente sottratto forze dal loro fronte orientale.  Il suo interesse era una offensiva contro la testa di ponte di Gorizia, in modo tale da oltrepassare l’Isonzo.

 

Konrad era risoluto nella sua azione. Al comando dell’arciduca Eugenio, fu lanciata la strafexpedition la spedizione punitiva che scattò il 15 maggio 1916, cogliendo del tutto impreparata la I Armata italiana del generale Brusatti. Tale armata aveva assunto con i mesi di guerra un atteggiamento troppo offensivo ed aveva raggiunto posizioni che sarebbero state ideali per un attacco ma assolutamente difficili da difendere se gli austriaci s fossero mossi in avanti. E così avvenne.

 

Gli austriaci, che misero in campo anche 2000 cannoni dei quali 600 di medio e grosso calibro, contro gli 851 schierati dagli Italiani che svilupparono concentrazioni di fuoco mai visto sulla fronte italiana , ottennero successi iniziali con la conquista di Asiago ed Arsiero, avuta tra il 27 ed il 28 maggio.

 

Cadorna reagì in modo determinato. L’offensiva venne prima arginata e poi bloccata da rinforzi italiani fatti affluire dal Comando Supremo dal fronte dell’Isonzo. Cadorna, per prevenire lo sbocco in pianura costituì la 5 Armata nell’area di Padova Treviso, Cittadella, Vicenza, tra l’Adige ed il Brenta consistente in 10a divisioni. La manovra riuscì in quanto l’Esercito Italiano disponeva finalmente di una adeguato parco automezzi. Sarà proprio in quest’ occasione che nasce il Servizio Automobilistico dell’Esercito Italiano. Avrebbe dovuto attaccare gli austro-ungarici se fossero arrivati in pianura.

 

Ai primi di giugno  le truppe di Konrad si trovarono di fronte divisioni  italiane sempre più rafforzate e rinfrancate, mentre erano state logorate da continui attacchi. I Russi il 4 giugno sferravano una potente offensiva ed avanzarono su un fronte di circa 350 chilometri e occorreva contenerli.

 

Konrad tentò altri attacchi in val d’Astico  sull’altipiano di Asiago, ma l’esigenza di inviare truppe sul fronte russo e la forte resistenza degli Italiani. Il 16 giugno prese la decisione di sospendere l’offensiva, rinunciando a proseguire. 6 giorni prima Cadorna aveva ordinato una controffensiva che si stava sviluppando sull’Altipiano di Asiago. Gli Austriaci ottennero un cuneo di 12 chilometri che fu l’unico risultato tangibile della spedizione punitiva, pagata con perdite pesanti e col grave scacco raccolto sul fronte orientale. Le perdite furono consistenti 100.000 Caduti da una parte e dall’altra.

 

Per quanto riguarda l’Italia furono commessi errori di sottovalutazione gravi da parte di Cadorna, che furono però recuperati con la determinazione e l’azione di recupero. Sul piano interno ebbe ripercussioni politiche, ovvero la caduta del governo Salandra con il Governo  a più larghe intese, di Boselli.

 

 

 

 

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